Tutto sugli Smartwatch [La guida più completa]
Sono sempre stato un appassionato degli smartwatch, fin da bambino guardavo i film in cui gli agenti speciali comunicavano fra loro con degli orologi super tecnologici, e sognavo anche io di averne uno.
Poi con il tempo sono cresciuto. Ora lavoro in un noto megastore di elettronica e sono finalmente riuscito ad avere questi fantastici oggetti.
Mi occupo di tecnologia da anni, e gli smartwatch sono il classico esempio di come gli oggetti high-tech possono essere indossati per rendere tecnologici anche noi stessi.
In questa guida dedicata agli smartwatch, ti spiegherò tutto quello che un buon device è in grado di fare e, se sei ancora diffidente, avrai modo di ricrederti, parola mia!
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Cos’è uno smartwatch?
Traduzione letterale alla mano, uno smartwatch è un “orologio intelligente” che, oltre a fornire le classiche indicazioni orarie tipiche di un orologio, offre ulteriori vantaggi simili a quelli di uno smartphone.
Di smartwatch si parla insistentemente negli ultimi anni, ma in realtà i primi prototipi risalgono addirittura agli anni Novanta. Il problema è che i primi modelli avevano un hardware limitato e funzionalità praticamente assenti, ed è per questo che non hanno avuto successo.
A più di trent’anni di distanza, gli smartwatch si sono presi la loro rivincita, e al tempo stesso ci forniscono una lezione di vita non da poco: mai mollare, anche se dovessero passare decenni, tutti possiamo farcela.
Lo smartwatch: il miglior amico del tuo dottore
Uno smartwatch moderno può sostanzialmente sostituire in toto un normale smartphone, prevedendo la possibilità di fare e ricevere chiamate, mandare messaggi WhatsApp, controllare la casella di posta elettronica e molto altro.
Tuttavia, se questo device wearable sta avendo tanto successo fra i cosiddetti “boomer” (i nati in prossimità degli anni Sessanta, al tempo del boom economico), è perché può essere usato come un vero e proprio dottore al polso, che controlla costantemente i parametri vitali.
Ti sembra che stia esagerando? Va bene, allora di seguito proverò a elencarti tutte le funzioni “health” che uno smartwatch può effettuare.
Le funzioni salute dello smartwatch
Frequenza cardiaca
Se c’è una funzione che probabilmente non ha bisogno di presentazioni, è proprio quella legata alla frequenza cardiaca.
In buona sostanza, c’è un dispositivo hardware installato sullo smartwatch, che funge da sensore ottico della frequenza cardiaca.
La tecnologia usata è la fotopletismografia, e sfrutta una luce LED (verde o rossa) che, battendo sul polso, misura appunto la frequenza cardiaca.
La frequenza cardiaca misurata da uno smartwatch può essere estremamente precisa, ma bisogna “saperla leggere”. Durante le normali attività quotidiane, in cui il corpo non è particolarmente sollecitato, la lettura della frequenza cardiaca è praticamente perfetta. In casi in cui il corpo è invece in movimento costante, come può succedere quando si pratica sport o quando si svolgono esercizi in palestra, la misurazione è tutt’altro che precisa. Probabilmente il problema nasce dal fatto che, durante questo tipo di attività, il sensore non “aderisce” bene al polso, e quindi la misurazione sballa.
A oggi, quindi, ti consiglio di non prendere mai in considerazione la frequenza cardiaca indicata dal tuo smartwatch quando pratichi sport.
Variabilità della frequenza cardiaca (HRV)
Un parametro cardiaco spesso sottovalutato da noi utenti comuni è la variabilità della frequenza cardiaca, che in tutti gli smartwatch è indicata con la sigla anglosassone HRV.
Questo parametro misura sostanzialmente l’intervallo di tempo che trascorre fra un battito e l’altro del nostro cuore, e ci permette di capire quanto il nostro corpo possa sottoporsi in quel momento a determinati sforzi.
Di norma, se il tuo corpo è particolarmente rilassato, l’HRV mostra un valore alto, mentre se sei sotto tono o impegnato in un’attività fisica particolarmente intensa i dati scendono.
Se sai quindi leggere i parametri che ti indica l’HRV, puoi gestire al meglio le tue forze e capire quando e come, ad esempio, fare sport.
Se al mattino ti svegli ed hai un HRV alto, quel giorno puoi anche divorare il mondo; se invece i dati che emergono ti fanno capire che non puoi sostenere sforzi eccessivi, limitati agli obblighi giornalieri e per il resto rilassati sulla tua poltrona preferita con una bella tazza di te, caldo o freddo a seconda della temperatura esterna.
Il contapassi
Altra funzione molto famosa degli smartwatch è quella del contapassi. Attraverso uno specifico sensore, infatti, il device è in grado non solo di contare quanti passi compi durante una giornata, ma può porti degli obiettivi giornalieri da compiere e sollecitarti per superarli di volta in volta.
Di norma, se riesci a superare i 10mila passi giornalieri, il tuo smartwatch alla sera se ne va a dormire contento.
Anche in questo caso, però, va smentito qualche falso mito: se sei una persona particolarmente sedentaria, che non accende la TV solo perché il telecomando è a ben due metri di distanza dal divano su cui sei seduto, allora il contapassi e i suoi solleciti possono tornarti estremamente utili per rimetterti in forma.
Se invece perfino all’anagrafe sanno che il tuo indirizzo di residenza coincide con quello della palestra, il fatto che tu un giorno non raggiunga la quota dei 10mila passi non è ovviamente un dramma.
Monitoraggio del sonno
Questa funzione serve a monitorare la qualità del tuo sonno. Si tratta di un altro “must” tipico degli smartwatch, sulla cui qualità in realtà ancora oggi ho qualche riserva.
Lo strumento monitoraggio del sonno sicuramente misura adeguatamente quante ore dormi e quante volte ti svegli durante la notte. Tuttavia, la qualità delle tue dormite deve prendere in considerazione anche le varie fasi del sonno, come la durata di quella REM. Ma in questo, non ho ancora trovato prodotti che soddisfino le mie aspettative.
Saturazione di ossigeno
Fra le funzioni meno note di uno smartwatch, vi è quella che permette di misurare la quantità di ossigeno che circola nel sangue. In linea di principio, se il saturimetro dello smartwatch si attesta fra il 95 e il 100%, il valore è nella norma, mentre se scende sotto il 70% bisogna subito rivolgersi al proprio medico di fiducia.
Questa funzione è sicuramente molto importante se sei un soggetto che ha qualche patologia legata al sistema respiratorio, come ad esempio l’asma.
Quante tipologie di smartwatch ci sono?
Ci sono smartwatch per tutti i gusti; qui ho preparato alcune classifiche:
Nel corso degli ultimi anni gli smartwatch si sono sempre più evoluti, e a oggi è possibile distinguerli in specifiche categorie.
La categoria principale è quella degli smartwatch dipendenti, che io (poco) simpaticamente ho ribattezzato “parassiti”, perché hanno pochissime funzioni indipendenti, mentre per il resto possono essere utili solo se collegati via bluetooth agli smartphone. In alcuni casi, inoltre, gli smartwatch dipendenti “preferiscono dialogare” con gli smartphone dello stesso brand, il che è un ulteriore limite.
Gli smartwatch che preferisco sono sicuramente gli “stand alone”, quelli ovvero che possono funzionare tranquillamente senza smartphone. Si tratta di modelli che vantano perfino l’alloggio SIM, e sono quindi in grado di fare telefonate, mandare messaggi e controllare la mail in piena autonomia.
Se alcuni smartwatch “parassiti” funzionano bene solo con smartphone dello stesso brand, gli stand alone lo pretendono addirittura. Tuttavia, grazie alla loro natura indipendente, utilizzarli in maniera scissa dallo smartphone non è affatto un problema.
Gli smartwatch ibridi sono la perfetta via di mezzo fra gli stand alone e i modelli dipendenti: in questi prodotti alcune funzioni sono assolutamente indipendenti (come ad esempio la connessione a internet), mentre per altri hanno bisogno di essere collegati a uno smartphone (tipo per le chat di WhatsApp).
Una quarta categoria è quella degli smartband, noti anche come le “Jane Fonda degli smartwatch”. Questa mia personale (e discutibile) denominazione è dovuta dal fatto che gli smartband sono prodotti pensati prevalentemente per gli sportivi e vantano funzioni importanti come il contapassi, la frequenza cardiaca e la geolocalizzazione.
Il sensore degli smartband è sicuramente più preciso di quello di uno smartwatch “tradizionale”, ma anche in questi prodotti la misurazione della frequenza cardiaca non è sempre precisa.
Cosa puoi fare con uno smartwatch?
Indosso smartwatch da tempi non sospetti, quando per molti erano ancora un inutile orpello da tenere al braccio. La prima cosa che in molti mi chiedevano era perché mi ostinassi a tenere quel coso sul braccio, e quali funzioni aveva.
Quando poi mi mettevo a elencare tutte le varie funzioni, quasi tutti mi stoppavano dicendo: “ma piantala che vuoi solo fare il figo con la tecnologia dell’ultima ora”. Detto fra me e te, avevano ragione, ma questa è un’altra storia.
Con uno smartwatch al polso puoi fare tantissime cose, molte delle quale le abbiamo anche già esplorate. Ad esempio, puoi:
chiamare,
ricevere chiamate,
chattare con gli amici,
leggere i messaggi di WhatsApp,
controllare il meteo attraverso l’apposito widget,
rintracciare lo smartphone
contare i passi che fai in una giornata,
monitorare il tuo sonno,
misurare la frequenza cardiaca e così via.
Senza dimenticare l’utilizzo più rivoluzionario di tutti: controllare l’ora (perfetto, anche in questa guida ho inserito il mio umorismo da quattro soldi, ora posso dirmi un uomo felice).
Utilizzi meno noti ma comunque importanti di uno smartwatch sono anche quelli multimediali, come ascoltare musica e vedere video. Sono tuttavia funzioni che non sfrutto tantissimo, perché quando ascolto musica dallo smartwatch divento un po’ troppo molesto, dato che non uso le cuffie. Mentre per quel che riguarda i video, miope come sono, non vedo granché su un display da 2 o 3 pollici.
Come scegliere uno smartwatch?
Rispetto ad anni fa, quando gli smartwatch avevano tutti la medesima forma ed erano parecchio appariscenti, i modelli attuali possono essere considerati degli accessori di abbigliamento a tutti gli effetti.
Dietro la scelta dello smartwatch perfetto per te, quindi, oltre agli aspetti pratici possono essere finalmente presi in considerazione anche quelli estetici. Ovviamente solo tu puoi sapere quale sia lo smartwatch più adatto alle tue esigenze, ma nelle prossime righe proverò a fornirti una serie di informazioni che possono tornarti utili al momento della scelta.
Il display
Come detto, rispetto al passato il design degli smartwatch è notevolmente migliorato, e i quadranti possono essere di forma circolare o quadrata. Dal punto di vista estetico, il design circolare è indubbiamente quello più accattivante, ma di contro offre meno spazio rispetto a quello quadrato.
Se per te l’eleganza viene prima di tutto, opta quindi per quello circolare; qualora tu invece sia più per la praticità, la scelta dovrà cadere sul display quadrato .
La tecnologia del display può variare invece fra OLED/AMOLED e LED: la prima è quella tipica dei prodotti di fascia alta, ma ha la pecca di essere meno visibile a contatto con la luce diretta del sole, mentre quella LED offre una qualità generale inferiore, ma almeno all’aperto puoi vedere tranquillamente l’orario.
Funzionalità e sensori
Su quest’aspetto, in realtà, ci siamo già detti sostanzialmente tutto: se sei un tipo sportivo assicurati che lo smartwatch abbia il contapassi, il sensore per la frequenza cardiaca e quello per monitorare il sonno. In realtà queste funzioni sono contenuti in praticamente tutti i wearable di un certo livello, ma assicurati che il monitoraggio sia di quelli precisi.
Hardware
Altri aspetti importanti da considerare al momento dell’acquisto di uno smartwatch sono quelli legati all’hardware. Più che la memoria interna, ad esempio, che in dispositivi del genere solitamente non è mai molto sfruttata, assicurati che la RAM in dotazione sia sempre la più elevata possibile, perché in questo modo tutte le operazioni in esecuzione sullo smartwatch non andranno mai in crash, né rallenteranno.
Se ti serve uno smartwatch che possa fare e ricevere chiamate, assicurati che il modello che hai scelto sia dotato di speaker e microfono, perché si tratta di due accessori che non tutti i wearable hanno, ne sono sprovvisti perfino alcuni di fascia alta.
Al tempo stesso, per fare e ricevere chiamate lo smartwatch dovrà avere uno slot per SIM.
I sistemi operativi
Così come capita per gli smartphone, anche per gli smartwatch i sistemi operativi sono sempre gli stessi.
Wear OS, ad esempio, è il sistema operativo sviluppato da Google ed è quindi il corrispettivo di Android per gli smartwatch. Si tratta di un sistema operativo molto fluido, che ovviamente dialoga alla perfezione con tutti gli smartphone Android, ma che all’occorrenza può essere collegato anche con device iOS (quindi iPhone e/o iPad), seppur con diverse limitazioni.
WatchOS è invece il sistema operativo per smartwatch della Apple, è disponibile solo sugli Apple Watch ed è compatibile esclusivamente con gli smartphone e i tablet di Cupertino. Di conseguenza, opta per questo sistema operativo (e quindi per un Apple Watch) solo se sei un fan convinto della “mela morsicata”.
Alcuni modelli di casa Samsung possono avere come sistema operativo il TizenOS, prodotto dalla stessa casa sudcoreana e che può essere compatibile sia con device Apple che Android. Il sistema operativo in sé è ottimo, ma anche qui vi sono vari problemi di compatibilità: eccezionale fra device Samsung, con diversi limiti per tutti gli altri.
Possibili sviluppi futuri per gli smartwatch?
Proprio a proposito dei sistemi operativi per smartwatch, sono all’orizzonte delle novità interessanti. Google e Samsung hanno annunciato una piattaforma unificata in cui gli sviluppatori di Wear OS da un lato e Tizen dall’altro incroceranno gli sforzi per far nascere uno sistema operativo “universale”.
Il nome di questo nuovo SO non è ancora noto, ma a quanto si apprende sarà nettamente più compatibile, e permetterà che tutte le funzioni degli smartwatch saranno abbinabili a tutti gli smartphone che montano Android come sistema operativo, con le app che arriveranno a essere più veloci del 30%. L’accordo conviene sostanzialmente a entrambe, perché da un lato Google è forte della qualità dei suoi sistemi operativi (Android e WearOS), mentre Samsung è il maggior produttore di smartwatch al mondo, con oltre 1.200.000 di pezzi venduti sino a oggi.
Lo stesso mercato degli smartwatch, dopo qualche anno di flessione, è in continua ascesa: nel 2010 valeva poco meno 7 milioni di dollari, mentre oggi il valore ha superato i 12 miliardi.
Come collegare smartwatch a smartphone
Per la rubrica “servizio pubblico”, alla fine di questa mia guida ho deciso di fornirti alcune semplici indicazioni su come collegare uno smartwatch al tuo smartphone.
Ecco i passi:
Dando per scontate tutte le indicazioni che ti ho fornito in precedenza a proposito della poca compatibilità fra prodotti di brand diversi, se hai acquistato uno smartwatch compatibile con Android, la prima cosa che devi fare è scaricare l’app di Wear OS sul tuo telefonino. Al primo avvio dell’app di Wear OS, dovrai accettare anzitutto tutti i permessi che ti vengono richiesti. A quel punto, se il tuo smartwatch è acceso, sarà la stessa app a rilevarlo e a far partire l’accoppiamento fra dispositivi (lo so, suona male, ma non è quello che pensi). Ora non dovrai far altro che seguire le indicazioni della procedura guidata, e il gioco sarà fatto.
La procedura è ancora più semplice se hai un iPhone ed hai appena acquistato un Apple Watch: accendi l’orologio e avvicinalo al tuo iPhone, e la tecnologia iOS farà partire in automatico la schermata di abbinamento. A quel punto, ti basterà premere sul tasto Continua e seguire la procedura guidata per completare l’abbinamento e usare il tuo Apple Watch senza problemi.
Conclusione
Parlare approfonditamente di smartwatch prevederebbe centinaia di pagine, e sicuramente in queste righe mi è sfuggito qualche aspetto importante di questi prodotti. Sono dell’idea che gli smartwatch non solo sono un prodotto valido, ma in un futuro remoto potrebbero sostituire in toto gli smartphone.
Gli smartwatch stand alone insegnano che tecnicamente questo è possibile già oggi, ma bisogna ancora combattere contro una cultura troppo radicata che li vede ancora come orpelli fastidiosi.
Se la mia “profezia” non dovesse avverarsi, ti pagherò volentieri un caffè (non mi “guardare” così, non sono tirchio, è che se scommetto un cena e poi perdo, a pagarla a tutti i miei lettori finisco sul lastrico).
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